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Scaccabarozzi: l'importanza della medicina del territorio

Aziende Redazione DottNet | 12/07/2020 15:29

La pandemia ha lasciato il segno, in particolare sugli screening e sulle cure

Massimo Scaccabarozzi è da oltre 18 anni presidente e amministratore delegato di Janssen, farmaceutica del gruppo Johnson&Johnson, e per la nona volta appena riconfermato alla presidenza  di Farmindustria.  Nell’ultimo decennio, Janssen ha visto una crescita costante e sopra la media del mercato farmaceutico, arrivando oggi a posizionarsi tra le prime 10 aziende del suo settore. Tra il 2010 e il 2018 ha fatto registrare un incremento del +78%, con il raddoppio del proprio fatturato, seppur in condizioni complesse e non sempre favorevoli.

L’industria farmaceutica come si sta posizionando dopo l’epidemia che ci ha colpiti e quali potranno essere gli scenari economici a breve e medio termine?

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L’industria ha vissuto una fase importante. Abbiamo cercato di anticipare i tempi per avere un piano di continuità. Posso affermare che l’impatto non ha dato grossi problemi perché di fatto non ci siamo mai fermati continuando a produrre e esportare. Tuttavia nella fase acuta abbiamo registrato una diminuzione della domanda di farmaci perché i malati hanno disertato le visite mediche, soprattutto negli ospedali. E sarà un danno per i pazienti a causa della mancanza di screening e cure: ciò influirà sul tasso di sopravvivenza e sulle guarigioni.

Per il comparto i convegni medici hanno un'enorme rilevanza. Come immagina il futuro dei congressi?

Questo isolamento che abbiamo vissuti ci ha insegnato molte cose, soprattutto che esistono modalità diverse per lavorare, come l’organizzazione dei congressi online. Ma sono certo che i convegni tradizionali, incontrandoci di persona hanno il loro indiscusso valore e continueranno ad averlo anche in futuro. E’ importante poter confrontarsi per scambiarsi opinioni, per ragionare insieme. Insomma il rapporto umano resta per me insostituibile. Ciò non toglie che il digital deve avere il suo spazio perché è una forma integrativa molto importante.

Secondo lei, cambierà il lavoro dell’informatore alla luce di queste nuove modalità o potrebbe addirittura essere ridimensionato?

Il lavoro dell’informatore è cambiato tantissimo: io provengo da quel settore, l’ho fatto per tanti anni durante i quali ho assistito a tante novità. Questa pandemia ci ha insegnato che il lavoro può avvalersi di nuove modalità che fino a poco tempo fa potevano sembrare uniche. C’è stata un’accelerazione della digitalizzazione, è vero. Ma trovo che l’uomo resta insostituibile: lo scambio personale continuerà ad avere la sua rilevanza anche in un ambito complesso come quello dell’informatore.

Eppure la medicina del territorio potrebbe avere un ruolo importante

Senza dubbio. Il malato dev’essere protagonista e la medicina del territorio ha un ruolo importante, un front line per evitare che i malati arrivino in ospedale troppo tardi. E’ un modo per intervenire precocemente a tutela del paziente, in particolare quello cronico.

Silvio Campione

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